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Piazza della Vittoria

LO SPECCHIO DEL CUORE

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La mia Bottega

IL CORAGGIO DELL’ESSENZIALE

Eccomi qua, ancora una volta mi rimetto in gioco con questa nuova mostra. Ritorno nella suggestiva cornice di Santa Maria GuaItieri a distanza di tre anni, con la voglia di mostrare il mio nuovo metodo di dipingere. Le macchie essenziali rarefatte sulle tele sono frutto di un percorso che è durato parecchi anni, forse una vita, probabilmente è iniziato dalla mia prima pennellata. La mia formazione alla Scuola d’Arie applicata mi ha sempre legato al disegno. Il Maestro Gino Testa durante le lezioni ci ripeteva: “Se il disegno è esatto si può fare ciò che si vuole. Le fondamenta della struttura devono essere solide, da lì si possono costruire cattedrali.” Questo è sempre stato il mio punto di partenza : il disegno. Da orma un anno a questa parte per dipingere non sto usando i pennelli, quelli piccoli li avevo già abbandonati da tempo: utilizzavo solo quelli grandi con abbondante uso di colore per rendere la superficie ‘materica’. Il passaggio è stato naturale: ho riscoperto la spatola che utilizzavo già negli anni Sessanta con i colori a olio. La spatola mi permette di fissare meravigliosi strati di colore che forgiano la tela bianca, come pensieri colorati in una giornata di nebbia. Negli anni l’avevo relegata a mero attrezzo per rendere con brevi tratti la magia di specchi d’acqua in mezzo all’azzurro-blu cobalto o per pulire la tavolozza impiastricciata. una sorra di spatola-cenerentola che negli ultimi tempi ha riconquistato il trono. La mia sfida continua è di trovare l’equilibrio tra ii rispetto del disegno e le macchi rarefatte di colore. Un’armonia che si trova quando si ritorna dopo anni in un luogo caro, oppure quando capita di ritrovare un oggetto legato a una persona amata che magari non c’è più: si guarda con gli occhi, ma si vede con il cuore. II sentimento che cerco di condensarlo nello spazio della tela, dove il disegno rappresenta Ia realtà e i l colore l’evanescenza rarefatta del colore. La scorsa estate ho trascorso diverse mattine e caldi pomeriggi nei vicoli della mia amata Pavia cercando di ritrarla con la tecnica e il metodo ritrovato. L’occhio guardava la Pavia di oggi, ma il cuore vedeva quella di ieri. E così con il mio cavalletto nonostante l’afa dei 40° dei pomeriggi pavesi non mi sono fatto distogliere dal mio obiettivo. In questa esposizione troverete la stessa veduta, lo stesso soggetto, la stessa persona rappresentati negli anni con tecniche diverse, fino alle ultime tele dove il minimalismo riempie di pennellate non impresse il quadro. In fondo sono le cose non dette che tormentano o incantano il cuore.

PASSEGGIATA SENTIMENTALE

Pavia è una città dalla scontrosa timidezza e riservatezza. Si lascia trapelare solo con grazia, in punta di piedi. Si svela solo a chi è in grado di percepire e cogliere la sua anima. Si lascia indagare da Gigi Viciani perché il suo amore è palese, dichiarato a chiari tocchi di colore. E cosi è facile lasciarsi prendere per mano da Gigi e farsi accompagnare per le vie, sino al cardo, Strada Nuova, e poi al decumano, Corso Cavour, per finire in una piazza, una qualsiasi: tante ne ha Pavia. Gigi ci conduce in una passeggiata “sentimentale” aggettivo il cui significato etimologico è quello di “percepire coi sensi” ma anche e soprattutto con Ia “mens”, la mente. E si può percepire coi sensi e con la mente solo quando si ama follemente, senza alcun riserbo. Pavia è lo specchio del cuore del Maestro. Gigi, allora, da dove iniziamo? Da via Foscolo, dove il pittore è nato, dove ha trascorso Ia sua infanzia felice assieme alla mamma e al papà Michele, eroe del Primo Conflitto Mondiale. Un eroe che accoglie il proprio figliolo, lo protegge, lo ripara dalle angosce della vita. Lo vediamo nel dipinto, grandioso nella sua prospettiva dal basso verso l’alto. Procediamo per le straduzze, lastricate di storia e di antico: via Spallanzani, via dei Goti, via Porta Pertusi, via Capsoni, via Scarpa, via Romagnosi, sino a “La mia bottega”, in Piazza Cavagneria e poi ancora in via Paratici, Cardinal Riboldi. Tocchi di colore, tocchi rarefatti di spatola che testimoniano l’evoluzione e la rivoluzione artistica di Viciani: una pittura che, come ci dice l’artista, tende all’essenziale, alla sintesi e alla sovrapposizione materica degli olii, pastosi, vividi di luce. Colori che emergono dalla tela, bordata di tinte neutre, tonalità che spingono con urgenza come un frammento di memoria tutta racchiusa II, in una superficie limitata nello spazio ma illimitata nell’espressione autentica dei sentimenti. Colori nuovi rispetto al passato come l’indaco e il giallo. L’indaco che si perde tra l’azzurro e il viola, simbolo del risveglio della spiritualità, fenomeno di chi guarda con occhio critico e appagato la realtà circostante, testimonianza di pienezza interiore. Il giallo, la luce pura, l’energia che esprime desiderio di comunicare e condividere sentimenti: I’estroversione. Ma ritorniamo a passeggiare col cuore: lasciamo alle spalle Ia splendida piazza San Pietro in Ciel d’Oro, luogo di affetti amicali, dove abita Mino, l’amico di sempre. Poi piazza Petrarca, piazza del Carmine, piazza Vittoria, tutti luoghi che si distendono sotto la mano sapiente del pittore. Luoghi corali dove si incontrano persone, dove si svolge la quotidianità. Luoghi, a volte, dal tratto metafisico in cui domina la spazialità pura fatta di luce che brucia di vita. Luoghi dove si può incontrare la signora Maria e il signor Giuliano, pavesità autentica. Luoghi dove i personaggi vengono colti nella propria solitudine esistenziale, alla maniera di Hopper. E gli spazi aperti? Le acque di Viciani? Amare Pavia significa amarne l’immagine riverberata nel Ticino: dal Ponte Coperto si vedono i barcè, assopiti II come le dita di una mano a riposo. Le acque delle lanche, del Confluente, del Naviglio, superfici di vita riflessa, ancora una volta specchi del cuore. «Cosi continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato}’. Questa la frase finale del capolavoro di Francis Scott Fitzgerald, “II grande Gatsby”. Questa e la sintesi della pittura di Gigi Viciani: andare avanti e seguire sempre un nuovo orizzonte. Andare spesso contro corrente e seguire, nel contempo, la propria passione che è fatta di tanti pezzi di un mosaico variopinto di ricordi e memorie. E’ slancio vitale: è amore puro per l’arte che diventa esistenza e fonte di vita.

Elena Razzini